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Passi stracciati

Un racconto d’amore sulle strade della guerra jugoslava

Una storia d’amore narrata da un autista di camion e dall’indelebile figura di Glazba, nella sua terribile testimonianza di dolcezza. Amore sperimentato in un ospedale psichiatrico, dove la pazzia risulta essere più normale della realtà intorno, durante la guerra in Bosnia.

La Bosnia Erzegovina era storicamente uno stato multietnico composto da popolazione musulmana, serba e croata. La fine del fronteggiamento dei due blocchi della Guerra fredda e la dissoluzione della Jugoslavia portò al cruento conflitto in Bosnia tra il marzo del 1992 e il dicembre del 1995. Con la fine del comunismo si fece strada dagli anni Ottanta il rafforzamento del nazionalismo. Mostar, Sarajevo, Srebrenica, città assediate divennero simbolo di una guerra che sconvolse, sfiorandola, l’Europa. Pulizia etnica tornò a essere non solo una citazione ma una pratica sul campo. Più di centomila i morti accertati.

L’assenza della comunità internazionale che avrebbe potuto fermare la guerra rimane una responsabilità che solo in parte è stata compensata dal volontariato di tanti che si sono prodigati a garantire aiuti umanitari. Tra questi lo scrittore Erri De Luca che era in quei tempi un autista di camion per il trasporto di viveri, medicinali e altri beni di prima necessità.

Passi stracciati

Una produzione
Il Mutamento Zona Castalia
Assemblea Teatro

Testo di
Erri De Luca e Renzo Sicco

Regia di
Giordano V. Amato
Renzo Sicco

In scena
Eliana Cantone
Angelo Scarafiotti

Musiche dal vivo
Elisa Fighera

Vista da qui sembra una storia molto lontana, in realtà sono passati solo pochi anni. Venti, a conti fatti. Ma il tempo è una plastilina talmente elastica che può diventare qualunque cosa. La guerra di Bosnia è stata un secolo fa; meglio così per tutti. Ci sono stato dentro quella guerra, e non sono affatto contento che ora mi torni in mente. Proprio ora che me ne ero liberato e la notte non la sognavo più. L’ho sognata a lungo. Ho rivisto cose che avevo già visto e altre che non ho potuto che immaginare. Non sono mai stati incubi, in generale erano sogni in cui cercavo di sistemare le cose. Sistemare le cose come si può fare in un sogno. Svegliandomi al mattino mi sono spesso chiesto se era giusto provare a sistemare le cose. Se era giusto dimenticare così in fretta. Non lo so ancora. (…) Non ci sono sopravvissuti a una guerra, solo resti viventi. Solo un miracolo può concedere a chi ha subito la guerra di tornare a vivere da essere umano. Lo so, il mio è un punto di vista molto pessimista – Renzo Sicco, un frammento di Passi Stracciati 

Quell’inverno mangiammo il cibo dei loro furgoni, i secchi di miele, il pane della loro farina. (…) Fino dalla loro prima venuta avevano fatto quel gioco della mira e dello scatto. Noi ci mettevamo di fronte, pronti nell’attenti, abbracciati a mucchi intorno a loro, sforzando la faccia in un sorriso sgangherato, uno spasmo d’allegria rivolto a quell’uno che ci abbracciava in molti con un occhio solo. Ferma di fronte al loro gioco partecipavo di una mia solennità, come nella posa di una prima pietra. Ogni scatto fondava una città nuova in mezzo a noi e chi non c’era dentro era straniero. (…) Mi ficcavo nel campo di tutte le fotografie, eccomi, eccomi, sì. Una venne con un marinaio. Lo chiamo ancora così, ma era un camionista di quei viaggi. Era più alto di me, alzai la mano dietro la sua schiena fino alla spalla e arrivai in tempo a mettere le dita lassù. Era vecchio negli occhi, senza un sorriso in tutta la faccia, forte nei piedi e aveva una mano che coprì tutta la mia spalla. Così diventò, senza saperlo mai, marito mio. – Erri de Luca, un frammento di Passi Stracciati 

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